I bambini che cantano suppliche, i contadini che piangono con la dignità dei superstiti e le donne che partoriscono come segno di resistenza rappresentano la resilienza e la determinazione di fronte alla violenza dei coloni israeliani.
Le manifestazioni dell’apartheid in Palestina sono molteplici e profonde. Si manifestano attraverso la segregazione territoriale, la discriminazione sistematica e le politiche repressive che negano ai Palestinesi i loro diritti fondamentali, incluse la libertà di movimento, l’accesso alle risorse e l’autodeterminazione. Questo saggio si propone di esplorare in dettaglio queste manifestazioni, evidenziando il loro impatto devastante sul popolo palestinese e la necessità urgente di affrontare e porre fine all’apartheid in Palestina.
Israele esercita un controllo oppressivo attraverso varie strategie. Queste includono la frammentazione geografica e politica dei Palestinesi, l’esproprio di terra e proprietà, la segregazione e il controllo dei diritti civili, politici ed economici. Queste politiche creano una costante condizione di paura e insicurezza per i Palestinesi, limitandone i diritti fondamentali.
All’interno delle comunità ortodosse, si respira un’atmosfera di chiusura e conformismo, dove le regole religiose e sociali governano la vita quotidiana.
Nei quartieri degli Ebrei Ortodossi, si osserva una rigorosa segregazione, dove gli stranieri, intesi come coloro che non appartengono all’ebraismo ortodosso, sono esclusi. L’abbigliamento nero, l’assenza di musica e il silenzio pervasivo delineano l’atmosfera, spesso priva di umanità e caratterizzata da volti pallidi.
Questi quartieri ortodossi, con i loro abitanti che vivono in un isolamento quasi autosufficiente, rappresentano un paradossale contrappunto all’oppressione e alla segregazione vissute dai Palestinesi. Tuttavia, questo isolamento non è semplicemente un’espressione di identità culturale, ma può essere letto come un elemento che contribuisce all’oppressione sistematica dei Palestinesi stessi.
L’abbigliamento distintivo, la segregazione sessuale e l’osservanza rigorosa delle leggi religiose creano una barriera tangibile tra gli Ebrei ortodossi e il resto della società. Tuttavia, questo isolamento non è solo fisico ma anche mentale, con una tendenza a guardare al mondo esterno con sospetto, ribrezzo e violenza.