Il 31 ottobre del 2013 il Movimento “Prendo casa” di Cosenza si è riappropriato di una struttura che da anni era inutilizzata e vuota. Quest’anno 2023 compie 10 anni di occupazione dove vivono disoccupati, migranti e famiglie che vedono compromessa la propria qualità della vita.

Ad oggi la situazione è cambiata solo in peggio, il Covid-19 ha reso più poveri chi già dapprima viveva in condizioni critiche. Nel contempo le politiche abitative non migliorano, le politiche pubbliche rimangono indifferenti ai bisogni espressi dalla popolazione in progressivo tracollo.

Quando chiedo ai cosentini come rispondono le autorità di fronte ai movimenti come “Prendo Casa”, mi rispondo che “sono costretti a chiudere un’occhio, forse anche due. Qui a Cosenza l’occupazione abitativa è una forma di welfare”.

I cosentini sanno che qualora venga dimostrato uno stato di necessità occupare non costituisce reato. Il diritto all’abitazione, è un diritto costituzionale, tra quelli primari e insopprimibili di ogni persona.

Chi occupa è povero e la povertà non può essere motivo di colpa morale né giudiziaria.

Redditi insufficienti o comunque non adeguati per assicurare una vita dignitosa e un’autonomia economica provocano condizioni di marginalità.

“Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza nè l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”.

Vuol dire che secondo la normativa, chiunque si trovi nella condizione di occupare senza titolo un alloggio di edilizia residenziale pubblica o uno stabile, di proprietà pubblica o privata, in stato di abbandono e non custodito, non ha alcun diritto a chiedere l’iscrizione della residenza all’interno della dimora abituale. Di conseguenza, gli viene impedito di sottoscrivere alcun contratto per l’allaccio delle utenze (luce, acqua, gas).

Le persone che vivono qui non possono dichiarare la residenza, senza residenza non possono avere un contratto, senza residenza non possono richiedere la tessera sanitaria, passaporto, patente e via dicendo

Gli abitanti dell’Ex Istituto delle Canossiane chiedono dal 2017 la messa in sicurezza dei palazzi pericolanti, disposti a pagare il costo dell’affitto calcolato in base coerente rispetto al proprio reddito. Le risposte non sono ancora arrivate.

Attualmente nel 2023 vivono 30 nuclei, tra cui 13 famiglie, in totale sono 65 persone.

Le persone che occupano non hanno molte altre scelte: vivono in situazioni di fragilità, esclusione sociale, educativa e spesso mancata integrazione all’interno della comunità.

C’è bisogno di politiche disposte a contrastare la povertà dalla radice, non di sgomberi.